Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

venerdì 29 luglio 2011

Per le strade /2

Le strade sono fatte per durare, per restare. Ogni tanto qualche lavoro di manutenzione, per tenerle in forma e riparare buchi e smagliature dell'asfalto, e poi riprendono il loro compito, solerti.

Ecco, quanta gente passa per una determinata via di città, in un anno? E in un decennio?
Forse possono esserci sistemi statistico-matematici per arrivare a definirlo con una certa approssimazione; ma di solito non si può conoscere il dato con sicurezza.

Quante automobili percorrono un'importante strada di una grande o media città, in dieci, in vent'anni? Se la strada è appunto di quelle importanti, discretamente occupate dal traffico giorno e notte, forse bisogna immaginare che in dieci anni ci siano passate decine di migliaia di automobili. Forse di più, chissà...

lunedì 25 luglio 2011

Per le strade /1

Ogni luogo sulla terra esiste fisicamente da millenni; e sicuramente fin dall'inizio della storia dell'umanità.
Certo, esiste nello spazio, come zona o punto identificabile mediante coordinate spaziali (distanza dall'Equatore, ecc.), ma non è stato necessariamente sempre come lo vediamo.



Esistevano forse le città nelle quali ora viviamo, poniamo, tremila anni fa?
No, la maggior parte di esse forse non c'era affatto, o era completamente diversa, più incerta e precaria nella fisionomia, e di sicuro - se ci riferiamo a città medie o grandi - era molto più piccola, un villaggio o poco più.



lunedì 18 luglio 2011

Torniamo (sempre) a fare i conti coi privilegi (ovvero: Rileggendo Sieyès)

Uno degli spettacoli più indecenti ai quali possa capitarci di assistere, in qualunque epoca, è l'arroganza dei privilegi.
Se ne parla molto in questo periodo, specialmente quando si fa riferimento alla cosiddetta “casta” (che, nonostante il nome, non ha molto a che vedere con la struttura sociale tradizionale indiana...).

Ma l'attuale crisi economica offre parecchi spunti di riflessione in proposito.
Un esempio lampante, di portata ormai internazionale?
Il bilancio di uno Stato è in sofferenza, e i privilegiati, i cittadini più ricchi e potenti, non pensano al contributo che possono dare al suo risanamento: no, rifiutano qualsiasi sacrificio, per principio, in nome dei loro stessi privilegi, la cui conservazione e conferma in perpetuo è evidentemente il valore più importante, per loro.

venerdì 15 luglio 2011

Sui mali del ragionamento “double standard” e sui dilemmi della politica internazionale

Si sarà compreso che tendo a non dare spazio alla cronaca, piccola o grande che sia, il che non vuol dire che non la tenga in alcun conto; anzi...
Il fatto è che non m'interessa soffermarmi sul caso particolare, ma preferisco concentrarmi sull'analisi degli atteggiamenti mentali, sull'uso dei concetti e dei paradigmi teorici o delle categorie diffuse nel nostro mondo e nel nostro tempo; in qualche modo, infatti, concentrandosi sul caso particolare, si rischia troppo spesso di confondere il dettaglio contingente con l'essenziale e, insomma, la luna col dito che la indica (secondo la classica metafora).

sabato 9 luglio 2011

In questi dieci anni...

Un decennio è un arco di tempo che riveste in qualche misura un significato simbolico.
Certo, ci si può domandare cosa ci sia di diverso, in fondo, tra 9 anni e 10 anni, o tra 10 e 11; cosa cambia? perché dobbiamo farci condizionare da simbologie arbitrarie, come quelle che si determinano quando attribuiamo un significato speciale alle cosiddette “cifre tonde” (il quinquennio, il decennio, il ventennio, e i relativi bilanci più o meno celebrativi: il decennale, il ventennale...)?

Tutte domande lecite e sensate, che di solito mi pongo.
Tuttavia a volte (non sempre) càpita che entità “simboliche”, come il decennio, per circostanze non facili da definire o spiegare interamente e chiaramente (anche per la molteplicità dei fattori coinvolti), coincidano con cicli effettivi della nostra esistenza, ovvero con periodi che si possono a ragione delimitare idealmente, senza essere per forza “arbitrari”.

domenica 3 luglio 2011

Due saggi di Nadia Urbinati sul vero valore della democrazia rappresentativa

La democrazia è un oggetto difficile di discussione.
"Ma come? - osserverà forse qualcuno - Proprio nell'epoca in cui l'idea democratica sembra imporsi come non mai ad ogni latitudine? E nonostante il fatto che noi godiamo dei benefici di un ordinamento democratico ininterrottamente da più di cinquant'anni?"

Ma proprio perché oggi tutto passa attraverso la democrazia, tutto si risolve con la democrazia, e ogni tema sociale, ogni problema economico devono essere vagliati e soppesati alla luce delle procedure e delle esigenze della democrazia, proprio per questo, insomma, la democrazia s'infila dappertutto e diventa il concetto che tutti devono utilizzare per giustificare le loro teorie, i loro programmi e i loro discorsi, e quindi rischia di trasformarsi in un “percorso obbligato” attraverso il quale ottenere il “marchio ufficiale” (una sorta di certificazione come quella relativa alla “d.o.c.”) che serve a dare legittimità alle più diverse pretese.

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